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viernes, 25 de julio de 2008

BERTINOTTI E LE SCELTE IRREVERSIBILI

Por: Ramon Mantovani

Liberazione di domenica scorsa ha pubblicato un lungo forum tra la redazione del quotidiano e Fausto Bertinotti.

Si tratta di un testo denso di posizioni, analisi e proposte, molto interessante, sia per l'esplicitazione di tesi già note ma mai presentate in forma così netta, sia per i silenzi più o meno consapevoli che contiene.

Non pretendo, con queste note, di affrontare tutti i temi proposti da Bertinotti, ma solo iniziare a discutere di alcune questioni, secondo me significative. Ovviamente concentrandomi su quelle cose che non condivido o condivido di meno.

Per comodità di esposizione indicherò, a puntate, parole e concetti che, seppur ricorrenti in diverse parti del testo, costituiscono la spina dorsale del discorso di Bertinotti, e su queste svilupperò le mie modeste riflessioni.

Cominciamo con "irreversibilità".

Bertinotti apre e chiude, il suo lungo ragionamento, con il concetto di irreversibilità del processo unitario della Sinistra e l'Arcobaleno.

A mio modesto avviso questa insistenza contiene contemporaneamente una debolezza intrinseca del progetto e una potente arroganza intellettuale, che del resto è propria dei progetti deboli.

Come è noto si fonda sulla suggestione secondo la quale la sinistra sarebbe sull'orlo della sparizione e costretta ad un processo unitario senza alternative.

Non c'è alcun elemento analitico, né nel testo preso in esame né nelle precedenti elaborazioni, che dimostri la tesi dell'ultima spiaggia sulla quale si troverebbe la sinistra. A meno che non si esamini solo l'aspetto elettorale. Ed anche da questo punto di vista in Europa esistono molti esempi che dimostrano che le cose non stanno così.

Si può, ovviamente, attribuire un grado di importanza diverso all'elemento elettorale e all'efficacia della rappresentanza nelle istituzioni parlamentari, ma non fino al punto di considerare questa questione come dirimente per la vita della sinistra.

Se, come abbiamo detto per anni, il baricentro dell'attività politica doveva essere la società, se il movimento mondiale altermondista e i movimenti sociali dovevano essere il luogo della collocazione politica della sinistra e di rifondazione in particolare, se bisognava considerare come elementi secondari le istituzioni e lo stesso governo, la suggestione del pericolo di vita per la sinistra appare come una svolta enorme. Per il semplice motivo che i movimenti non stanno affatto male e che è l'esperienza di governo (non solo in astratto ma nel concreto della pratica del governo Prodi, come vedremo meglio più avanti) ad aver messo in crisi Rifondazione e più in generale la sinistra.

Se esiste questa crisi, ed esiste, non si deve ad una maledizione, ad un accidente, ma a precise scelte che andrebbero indagate autocriticamente invece che ignorate o relegate nel mondo delle scelte obbligate che non si potevano non fare. La svolta consiste proprio nel rimettere al centro la questione istituzionale ed elettorale, nel fuggire dai problemi reali e nel formulare una proposta tanto suggestiva quanto vaga e vuota di contenuti.

La nuova sinistra (il concetto di nuova sinistra è per altro vecchio come il mondo) non può nascere, date le premesse, che da un gesto volontaristico di gruppi dirigenti illuminati che lo impongono ai propri diretti, per loro natura arretrati, identitari, recalcitranti e primitivi, facendo appello ad un popolo di "non iscritti" e di "sinistra diffusa" di occhettiana memoria. Un gruppo di illuminati dirigenti, che ha capito tutto e che assume su di se la responsabilità di scelte irreversibili è il massimo dell'arroganza.

E' come se Bertinotti e i suoi seguaci dicessero: basta, questo partito non va bene, ha troppi difetti, è troppo limitato. Ora ce ne vuole uno alla nostra altezza. Noi costruiamo, con scelte e gesti irreversibili, il luogo nel quale tutti saranno obbligati a confrontarsi. Chi non è d'accordo non capisce, è arretrato, è identitario, è zavorra. Non può essere portatore di una proposta diversa, giacché siamo sull'ultima spiaggia e non c'è alternativa.

Da quando c'è consapevolezza della portata della globalizzazione e dell'importanza del movimento mondiale che vi si oppone, c'è stata un'elaborazione e una pratica di Rifondazione che non ha trovato smentite. Non ci siamo sentiti all'ultima spiaggia, quando nel 99, abbiamo avuto poco più del 4% dei voti, né quando nel 2001 abbiamo eletto 11 deputati (anche a causa delle liste civetta degli attuali partner della Sinistra Arcobaleno). Da allora i movimenti sono cresciuti o no? E noi siamo stati dentro o fuori? La vera svolta innovatrice di Rifondazione è stata la rottura con il governo Prodi e la scelta di collocarsi nella società e nei movimenti.

Anch'io, come Bertinotti, penso che sia stato giusto "tentare" la coalizione e il governo per provare a invertire la tendenza degli ultimi venti anni di liberismo e di guerra. Ma non è vero che l'innovazione arriva con il congresso di Venezia, come rivendicato da Bertinotti. Anzi, sebbene nei testi il tema del governo fosse posto correttamente, già a Venezia si assiste, nella maggioranza del partito, alla rivincita di quelli che parlavano sempre di movimento ma che nei corridoi, ridendo, dicevano: è finita la ricreazione si torna a far politica!

O di quelli che esplicitamente citavano la non violenza come rottura con una parte del movimento, in sintonia con il coro proveniente dai salotti buoni che salutava la svolta di Bertinotti come la rottura con l'estremismo e il massimalismo della fase precedente. O di quelli, ancora, che scientemente facevano finta di lottare contro lo stalinismo per rimuovere, invece, ogni dissenso, senza mettere in discussione le forme moderne dello stalinismo a cominciare dal soffocante leaderismo che ha sempre contraddistinto la direzione di Bertinotti.

Io continuo a pensare che il progetto della Sinistra Europea, dell'unità di soggettività politiche e sociali interne al movimento e con un unico referente internazionale, nella quale le identità culturali non erano negate, ma anzi rilanciate in un'effettiva contaminazione reciproca, fosse la strada maestra per superare i limiti del partito politico del 900 e per mettere in campo la forza necessaria a continuare la battaglia contro il capitalismo contemporaneo.

Praticamente, pochi mesi di questa sperimentazione devono aver convinto Bertinotti ed altri che non avrebbe prodotto la "massa critica" sufficiente. Così in un battibaleno si è rovesciato tutto. Dai contenuti fondanti l'unità si è passati all'unità senza contenuti per fare subito un partito del 15%. Immersi nella disastrosa esperienza di governo si è promossa l'unità fra forze che hanno esplicitamente il governo come orizzonte della propria esistenza, che si sono sempre orgogliosamente dichiarate altra cosa dai movimenti, considerati spesso estremistici e impolitici, e che, per questo, per anni hanno insultato e attaccato senza tregua Rifondazione.

Non so quale sarà il risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno, ma so con precisione che se sarà negativo si dirà che ci si è salvati grazie alle scelte irreversibili, e se sarà positivo si dirà che è un premio per le scelte irreversibili.

Un imbroglio colossale!

Rifondazione ha camminato per anni in solitudine nel quadro politico e dentro tutti i movimenti. L'esistenza di Rifondazione Comunista non è incompatibile con nessun progetto di unità, sempre che l'unità sia coerente con il nostro cammino e non sia, invece, considerata come un impedimento per l'unità stessa. Del resto, a parte l'evanescente Sinistra Democratica, non sembra che i Verdi o il PdCI abbiano molta voglia di sparire. Anzi, altri gesti irreversibili finirebbero solo con il mettere fine a Rifondazione Comunista in favore di una forza di ispirazione socialista e con una crescita del PdCI.

Alla faccia delle meravigliose sorti dell'unità!
Perciò non ci deve essere alcuna scelta irreversibile!

Spetta solo agli iscritti al PRC decidere del proprio futuro senza che nessuno li scippi del diritto di votare su proposte chiare al congresso.

La formula "soggetto unitario e plurale", dietro alla quale si è celato un accordo oligarchico di vertice fra opzioni completamente diverse, deve essere messa da parte in favore della chiarezza.
Chi vuole andare oltre Rifondazione, chi vuole abbandonare il comunismo, non può pensare di continuare ad imbrogliare le carte praticando scelte irreversibili senza sottoporle al vaglio democratico.

Per quel che vale la mia opinione penso che il congresso li smentirà e li batterà.
continua….


Fuente: Liberazioni/ Bellaciao.Org/ Prensa Popular Comunistas Miranda
http://prensapopular-comunistasmiranda.blogspot.com/

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