miércoles, 15 de diciembre de 2010

12° INCONTRO INTERNAZIONALE DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAI, "L' AGGRAVARSI DELLA CRISI SISTÉMICA DEL CAPITALISMO

Dichiarazione di Tshwane

12°Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai si è svolto a Tshwane, in Sudafrica dal 3 al 5 dicembre 2010 sul tema:

"L'aggravarsi della crisi sistemica del capitalismo. I compiti dei Comunisti a difesa della sovranità, per il consolidamento delle alleanze sociali, il rafforzamento del fronte antimperialista nella lotta per la pace, il progresso e il socialismo".

102 delegati in rappresentanza di 51 soggetti partecipanti da 43 paesi e da tutti i continenti del mondo si sono riuniti, in sintonia con i precedenti incontri, per promuovere e sviluppare azioni comuni e convergenti intorno a una prospettiva condivisa.

L'aggravarsi della crisi capitalista

La situazione internazionale continua ad essere dominata dal persistere e dall'acuirsi della crisi del capitalismo. Questa realtà conferma le analisi elaborate nelle dichiarazioni del 10° e 11° Incontro Internazionale di San Paolo del 2008 e New Delhi del 2009. L'attuale crisi globale evidenzia i limiti storici del capitalismo e la necessità del suo rovesciamento rivoluzionario. La crisi mostra l'intensificazione della contraddizione fondamentale del capitalismo tra il carattere sociale della produzione e l'appropriazione privata capitalista.

La crisi è sistemica: nonostante i capitalisti nutrissero illusioni in senso contrario nel periodo antecedente il 2008, il capitalismo non può sfuggire alla sua intrinseca natura, alla tendenza ciclica di alternare crescita e recessione. L'attuale crisi globale è una manifestazione particolarmente acuta di una fase recessiva determinata dall'eccesso di produzione capitalistica.

Ora, come in passato, non c'è soluzione, nella logica del capitalismo, a queste periodiche crisi se non attraverso la crisi stessa, segnata dalla distruzione massiccia e socialmente irrazionale di beni, dall'eliminazione di posti di lavoro, dai licenziamenti in massa, dalla chiusura di fabbriche, dall'attacco alle retribuzioni, alle pensioni, alla previdenza sociale e dall'erosione dei mezzi di sussistenza. È per questo che, nei due nostri precedenti Incontri, avevamo giustamente affermato che la crisi attuale non è attribuibile semplicisticamente a carenze soggettive o all'avidità dei banchieri e degli speculatori finanziari. Resta una crisi radicata nei meccanismi di funzionamento del capitalismo.

Il persistere della crisi è accompagnato da cambiamenti significativi nell'equilibrio dei rapporti forza internazionali.

In particolare si registra il declino dell'egemonia economica mondiale degli Stati Uniti, una generale stagnazione produttiva delle economie capitalistiche più avanzate e l'emergere di nuove potenze economiche mondiali, in particolare la Cina.

La crisi ha accentuato la competizione tra centri imperialisti e anche tra poteri consolidati ed emergenti. Ciò include la guerra delle valute guidata dagli Usa; la concentrazione e centralizzazione del potere economico e politico all'interno dell'Unione europea accrescendone il carattere di blocco imperialista guidato da potenze capitalistiche; un significativo inasprimento della lotta interimperialista per i mercati e l'accesso alle materie prime; l'espansione del militarismo attraverso il rafforzamento di alleanze aggressive (per esempio, il "nuovo" e pericoloso concetto strategico della NATO varato nel vertice di Lisbona), la propagazione di centri di tensione e conflitto (in particolare in Medio Oriente, Asia e Africa), i colpi di stato in America Latina, l'intensificarsi delle tendenze neoimperialiste per fomentare conflitti etnici e la crescente militarizzazione dell'Africa attraverso, tra l'altro, AFRICOM.

Allo stesso tempo è diventato chiaro che la traiettoria del capitalismo con la massimizzazione del profitto, lanciato a capofitto nella distruzione delle risorse naturali e dell'ambiente in generale, rappresenta una grave minaccia per la sostenibilità del pianeta per la civiltà umana.

Le élite dominanti degli Stati capitalisti con le loro varie proposte di "tecnologie verdi" e con il mercato di scambio delle quote di emissione di anidride carbonica forniscono nella migliore delle ipotesi politiche di aggiustamento che finiscono con l'aumentare la redditività del capitale accrescendo la mercificazione della natura, e trasferiscono la questione dei cambiamenti climatici sui Paesi meno sviluppati. La crisi del sistema capitalista che l'umanità si trova a fronteggiare è direttamente connessa all'incapacità del capitalismo di riprodurre se stesso se non attraverso l'inseguimento vorace di un tasso di crescita composto. Si tratta di una crisi che può essere superata solo attraverso l'abolizione del capitalismo stesso.

Davanti a questa realtà, ovunque il capitale combatte, cercando di preservare i profitti e di trasferire il peso della sua crisi sulla classe operaia, intensificando lo sfruttamento in base al sesso e all'età, colpendo i poveri delle città e delle campagna e ampi strati dei ceti medi. Lo Stato viene utilizzato per salvare i banchieri privati e gli istituiti finanziari, esponendo le future generazioni a livelli insostenibili di indebitamento, a fronte di una spogliazione delle conquiste sociali.

In tutto il mondo capitalista, il diritto al lavoro, i diritti politici, socio-economici, alla previdenza sociale vengono aboliti.

I sistemi politici si fanno più reazionari, limitando le libertà democratiche e civili, in particolare i diritti sindacali. I tagli alle spese, compresi quelli più importanti nel settore pubblico, hanno un impatto devastante sui lavoratori, soprattutto sulle donne lavoratrici. Ci sono anche tentativi di volgere il disagio e l'insicurezza sociale in demagogia reazionaria, razzismo e xenofobia, legittimando le forze fasciste. Sono tutte espressioni delle tendenze antidemocratiche e autoritarie in atto, contraddistinte anche dalla virulenza degli attacchi e dalle campagne anticomuniste in molte parti del mondo. In Africa, Asia e America Latina assistiamo all'instaurazione sui nostri popoli di nuovi meccanismi di oppressione nazionale e di classe, con mezzi economici, finanziari, politici e militari, compreso il dispiegamento di una serie di ONG filoimperialiste.

Tuttavia, per la massa dei popoli, in particolare in Africa, Asia e America Latina, è importante ricordare che, anche prima dell'attuale crisi economica mondiale, la vita sotto il capitalismo era una crisi continua, una lotta quotidiana per la mera sopravvivenza. Anche prima della crisi mondiale, un miliardo di persone vivevano in squallide baraccopoli e la metà popolazione mondiale sopravviveva con meno di 2 dollari al giorno. Con la crisi queste realtà si sono enormemente aggravate.

La maggior parte di questi poveri urbani e rurali con le loro famiglie lavorano come immigrati, estremamente vulnerabili, nei paesi stranieri, sono i transfughi vittime dell'accelerato sviluppo del capitalismo agrario già in corso in Africa, Asia e America Latina. Il capitalismo globale, le principali multinazionali del settore agro-industriale in testa, hanno dichiarato guerra a quasi la metà dell'umanità: i tre miliardi di popolazione rurale in Africa, Asia e America Latina.

Allo stesso tempo, vengono posti ostacoli disumani nei confronti degli immigrati e dei rifugiati. C'è un proliferare sempre maggiore di bidonville urbane e semi-urbane popolate da masse di disperati emarginati, impegnati nelle attività più disparate per la sopravvivenza. L'accelerata trasformazione capitalistica agraria nei paesi con un basso livello di sviluppo ha implicazioni da genocidio.

L'importanza delle lotte di resistenza della classe operaia e delle forze popolari

In tutto il mondo, i tentativi del capitale di scaricare il peso della crisi sui lavoratori e i poveri incontrano la resistenza popolare e della classe operaia.

Nell'ultimo anno l'assalto antipopolare in materia di diritti del lavoro, dei diritti di sicurezza sociale e dei salari ha provocato una escalation delle lotte popolari in particolare in Europa.

L'aggressione imperialista nel Medio Oriente, in Asia e America Latina trova la risoluta resistenza popolare.

In Africa e America Latina, le forze antimperialiste, i sindacati e i movimenti sociali hanno intensificato le loro lotte per i diritti popolari e contro il saccheggio da parte delle multinazionali. Queste lotte hanno, in alcuni casi, portato alla nascita di governi popolari nazionali progressisti che hanno dichiarato programmaticamente la sovranità nazionale, i diritti sociali, lo sviluppo e la tutela delle risorse naturali e delle biodiversità, dando nuovo impeto alla lotta antimperialista.

Nella realtà attuale, è un imperativo storico dei Partiti Comunisti e Operai partecipare, rafforzare e trasformare queste battaglie popolari difensive in lotte offensive per la conquista di maggiori diritti per i lavoratori e le persone e per l'abolizione del capitalismo.

Nel portare avanti questa agenda strategica, i comunisti sottolineano il valore dell'organizzazione della classe operaia e lo sviluppo delle lotte del movimento operaio di classe, nella lotta per l'acquisizione del potere politico da parte della classe operaia e dei suoi alleati.

Nel quadro di questa lotta diamo particolare importanza a:

* La difesa, il consolidamento e lo sviluppo della sovranità popolare nazionale

* L'allargamento delle alleanze sociali

* Il rafforzamento del fronte antimperialista per la pace, per il diritto al lavoro stabile, per i diritti sindacali e i diritti sociali come la sanità e l'istruzione gratuita.

La difesa, il consolidamento e lo sviluppo della sovranità popolare

Di fronte all'intensificarsi dell'aggressione del capitale transnazionale, la lotta contro l'occupazione imperialista delle nazioni, contro la dipendenza economica e politica e per la tutela della sovranità popolare diventa decisiva. E' importante per i comunisti integrare queste lotte con la lotta per l'emancipazione sociale e di classe.

I comunisti, lottando contro l'imperialismo, si battono per relazioni internazionali eque tra stati e popoli sulla base del vantaggio reciproco.

La difesa, il consolidamento e il progresso della sovranità popolare è di particolare importanza in Africa e per gli altri popoli che hanno vissuto decenni e anche secoli di oppressione coloniale e semicoloniale. Il 2010 segna il 50° anniversario dell'inizio della formale decolonizzazione dell'Africa.

Eppure, ovunque, anche nella diaspora africana, l'eredità truce del commercio di schiavi, di espropriazione e di saccheggio coloniale, persistono. Nonostante 50 anni di formale decolonizzazione, ovunque incalzano interventi imperialisti, il predominio dei monopoli si rafforza con l'aiuto di capitali nazionali. Questa lotta richiede il protagonismo attivo e l'unità delle masse popolari, e l'estensione dei diritti democratici popolari.

L'allargamento delle alleanze sociali

La crisi in corso del capitalismo e la sua barbarica rimonta stanno creando le condizioni per costruire un ampio fronte di alleanze sociali, antimonopolistiche e antimperialista in grado di conquistare il potere e promuovere profondi cambiamenti, progressisti, radicali e rivoluzionari.

L'unità della classe operaia è un fattore fondamentale per realizzare efficaci alleanze sociali con i contadini, le masse di poveri urbani e rurali, gli strati della classe media urbana e gli intellettuali. Particolare attenzione deve essere prestata alle aspirazioni e alle sfide che attendono i giovani.

La questione del territorio, la riforma agraria e lo sviluppo rurale sono temi importanti per lo sviluppo della lotta popolare nei paesi meno sviluppati. Questi sono indissolubilmente legati alla sovranità e alla sicurezza alimentare, a condizioni di vita sostenibili, alla difesa della biodiversità, alla protezione delle risorse nazionali e alla lotta contro le multinazionali agro-industriali e i loro agenti locali.

In queste lotte, le legittime e progressiste aspirazioni delle popolazioni indigene in difesa della loro cultura, della lingua e dell'ambiente hanno una posizione di grande rilievo.

Il ruolo dei comunisti nel rafforzamento del fronte antimperialista per la pace, la sostenibilità ambientale, il progresso e il socialismo

La crisi dell'imperialismo e la controffensiva portano all'ampliamento e la diversificazione delle forze che oggettivamente assumono una posizione patriottica e antimperialista. Ovunque, nelle diverse realtà nazionali, i comunisti hanno la responsabilità di ampliare e rafforzare il fronte politico e sociale antimperialista e di integrare le lotte per la pace, la sostenibilità ambientale, il progresso, nella lotta per il socialismo. Il ruolo indipendente dei comunisti e il rafforzamento dei Partiti Comunisti e Operai è di vitale importanza per garantire una coerente visione antimperialista dei più vasti fronti e movimenti.

Particolare attenzione deve essere riservata al rapporto esistente tra le varie lotte di resistenza e la necessaria offensiva ideologica per la visibilità dell'alternativa socialista e per la difesa e lo sviluppo del socialismo scientifico.

La lotta ideologica del movimento comunista è cruciale per respingere l'anticomunismo dilagante, per contrastare l'ideologia borghese, le teorie anti-scientifiche e le correnti opportuniste che rifiutano la lotta di classe, e combattere il ruolo delle forze socialdemocratiche che difendono e attuano politiche antipopolari e filoimperialiste, sostenendo la strategia del capitale. Ci spetta un ruolo chiave nell'individuare i legami critici nella teoria e soprattutto nella prassi tra le differenti arene di lotta popolare nello sviluppo della solidarietà internazionalista di classe.

Stiamo vivendo in un'epoca storica in cui il passaggio dal capitalismo al socialismo è diventato un imperativo di civiltà. La crisi a tutto tondo del capitalismo sottolinea ancora una volta l'impossibilità di separare i compiti di liberazione nazionale e l'emancipazione sociale, nazionale e di classe.

Di fronte alla profonda crisi del capitalismo, le esperienze di costruzione del socialismo dimostrano le qualità superiori del socialismo.

Il rafforzamento della cooperazione tra i Partiti Comunisti e Operai e il consolidamento del fronte antimperialista, dovrebbero marciare di pari passo.

Noi, i Partiti Comunisti e Operai incontrati a Tshwane, in una situazione caratterizzata da una imponente aggressione contro i lavoratori e le forze popolari, ma anche con molte possibilità per lo sviluppo della lotta, esprimiamo la nostra profonda solidarietà con i lavoratori e i popoli e le loro intense lotte, ribadendo la nostra determinazione ad agire e combattere fianco a fianco con le masse lavoratrici, i giovani, le donne e tutti i settori popolari vittime dello sfruttamento capitalistico e dell'oppressione.

Ribadiamo il nostro appello ai più vasti strati popolari a unirsi a noi in una lotta comune per il socialismo, che è l'unica alternativa per il futuro dell'umanità.

Puntiamo ai seguenti assi per lo sviluppo di comuni azioni convergenti:

1. Con l'acuirsi della crisi capitalista, concentreremo lo sviluppo delle lotte dei lavoratori e dei popoli per i diritti del lavoro e sociali, per il rafforzamento del movimento sindacale di classe, per la promozione dell'alleanza sociale con i contadini e gli altri strati popolari . Particolare attenzione sarà rivolta ai problemi delle donne e dei giovani che sono tra le prime vittime della crisi del capitalismo.

2. Di fronte all'aggressione imperialista e l'acuirsi delle rivalità interimperialiste, intensificheremo la lotta antimperialista per la pace, contro le guerre e l'occupazione, contro la pericolosa "nuova" strategia della NATO e contro le basi militari straniere e per l'abolizione di tutte le armi nucleari. Estenderemo la solidarietà attiva internazionalista a tutte i popoli e i movimenti che fronteggiano e resistono all'oppressione, alle minacce e alle aggressioni imperialiste.

3. Noi lotteremo risolutamente l'anticomunismo, le leggi, le misure e le persecuzioni anticomuniste, rivendicando la legittimità dei PC dove sono banditi. Noi difenderemo la storia del movimento comunista, il contributo del socialismo nel progresso della civiltà umana.

4. Affermiamo la nostra solidarietà con le forze e i popoli impegnati nella lotta e per la costruzione socialista. Ribadiamo la nostra solidarietà con il popolo cubano e la sua rivoluzione socialista. Continueremo con forza ad opporci all'embargo e a sostenere la campagna internazionale per la liberazione dei Cinque.

5. Contribuiremo, nel contesto specifico delle realtà nazionali, al rafforzamento delle organizzazioni internazionali di massa antimperialiste, come FSM [Federazione Sindacale Mondiale], WPC [Consiglio Mondiale per la Pace], WFDY [Federazione Mondiale della Gioventù Democratica], WIDF [Federazione Democratica Internazionale delle Donne]. Accogliamo con particolare favore e salutiamo il 17° Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti che si terrà in Sudafrica dal 13-21 Dicembre 2010.

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Fuente: Centro di Cultura e Documentazione Popolare/Resistenze/PrensaPopularSolidaria

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