viernes, 25 de julio de 2008

PARTIDO COMUNISTA DE VENEZUELA EN BUSQUEDA DEL MAXIMO DE UNIDAD POSIBLE EN CANDIDATURAS A ELECCIONES DE NOVIEMBRE

PARTIDO COMUNISTA DE VENEZUELA INSCRIBIRA
SUS CANDIDATOS A GOBERNACIONES, ALCALDIAS
Y CONSEJOS LEGISLATIVOS
EL OCHO DE AGOSTO EN EL CNE

PCV definirá sus candidaturas en el XXIV Pleno de su Comité Central

Se sigue trabajando en el seno de la Alianza Patriótica para lograr, en el máximo de lugares, la unidad total de las fuerzas revolucionarias.

Caracas, 25 jul. Tribuna Popular TP.- El Partido Comunista de Venezuela PCV definirá las candidaturas que restan por proclamar a las gobernaciones, municipios y consejos legislativos para las elecciones del 23 de noviembre, en el XXIV Pleno del Comité Central que se realizará los días 2 y 3 de agosto próximos.

Así lo informó a TP, Carlos Aquino, secretario nacional de organización, quien manifestó que se sigue trabajando en el seno de la Alianza Patriótica para lograr, en el máximo de lugares, la unidad total de las fuerzas revolucionarias.

Hasta la fecha, el PCV ha informado que ha presentado candidaturas a las gobernaciones de: Sucre, con Carlos Armiche Padrón; en Yaracuy con Eduardo Linarez y Henry Parra en el Estado Táchira, los tres son militantes comunistas y miembros del Comité Central del Partido Comunista de Venezuela.-

Asimismo, está apoyando las candidaturas de revolucionarios independientes en el Estado Delta Amacuro con Amador Heredia y en el Estado Trujillo con Octaviano Mejías, quienes han cumplido con los perfiles que el PCV definió para el apoyo de candidatos.

De los candidatos del PSUV, el Partido Comunista ha resuelto su apoyo a: Stella Lugo de Montilla en Falcón; Adán Chávez en Barinas, Mario Silva en Carabobo, Rafael Isea en Aragua; Gian Carlos Di Martino en Zulia, Wiliam Lara en Guárico y Aristóbulo Iztúriz en la Alcaldía Mayor Distrito Capital.

Aún queda por definir los candidatos a las gobernaciones de los Estados de: Anzoátegui, Amazona, Apure, Bolívar, Cojedes, Lara, Mérida, Miranda, Monagas, Nueva Esparta, Portuguesa y Vargas, tarea que tendrá el XXIV Pleno del Comité Central.

De esta misma forma, se está definiendo los candidatos a los municipios del país, estando ya establecido las candidaturas de los actuales ediles: en el Municipio Piar del Estado Bolívar con el Alcalde Francisco Contreras; en municipio Candelaria con el Alcalde Yerson Rodríguez y La Ceiba con el Alcalde Nordy Perozo, ambos del Estado Trujillo. Junto a ellos, en el municipio La Victoria del Estado Aragua con Carlos Ojeda.

También se informó que el próximo 8 de Agosto, el Partido Comunista de Venezuela realizará la inscripción oficial de sus candidatos y de los candidatos de la Alianza a quienes apoye en el Consejo Nacional Electoral CNE.

NON SIAMO UNA TENDENZA

"Non siamo una tendenza culturale e Rifondazione non si scioglie"

Che i comunisti diventino una tendenza culturale dentro la Sinistra Arcobaleno è una delle tante idee che sta esprimendo Bertinotti in questa campagna elettorale.

Di: Claudio Grassi

Peccato che non se ne sia mai discusso da nessuna parte, per lo meno in Rifondazione comunista.

Anzi, abbiamo sempre sostenuto – tutti – che la costruzione del soggetto unitario e plurale a sinistra va di pari passo con il mantenimento e il rafforzamento di Rifondazione comunista.

Questa resta la posizione della grande maggioranza degli iscritti di Rifondazione, che non hanno nessuna intenzione di sciogliersi in un contenitore genericamente di sinistra.

In ogni caso, subito dopo le elezioni, si dovrà tenere il congresso e quella sarà la sede per discutere del futuro del Prc.

L'area Essere comunisti si batterà contro qualsiasi ipotesi di scioglimento di Rifondazione.

Fuente: Bellaciao. Org.it/ PrensaPopular-Comunistas Miranda
http://prensapopular-comunistasmiranda.blogspot.com
Correo: pcvmirandasrp@gmail.com

"BERTINOTTI, COMUNISMO SARÀ SOLO UNA TENDENZA IN PARTITO"

"(ANSA)

" Quella comunista in futuro sarà soltanto ''una tendenza culturale'' all'interno della Sinistra arcobaleno. Lo ribadisce il presidente della Camera Fausto Bertinotti spiegando di immaginare ''un soggetto unico, democratico e partecipato, fondato come un'organizzazione politica unitaria con le sue regole, una sua democrazia, un suo gruppo dirigente''.

''Questa Sinistra arcobaleno - sostiene, intervenendo nella videochat di 'la Stampa' - dovrà essere innovativa anche nelle forme, abbandonando leaderismo e personalizzazione, secondo un principio di collegialità.

In ogni caso, spezzando la logica verticistica del leader e dando luogo a una costruzione della partecipazione, oppure non vive.

Vivrà la tendenza comunista, quella ecologista, quella femminista; fintanto che non si costruiranno nuove tendenze.

Fuente: ANSA/ Prensa Popular Comunistas Miranda
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Correo: pcvmirandasrp@gmail.com

Ma ripeto, tendenze culturali e un solo soggetto politico, unitario e plurale''. Di : giordano

COSA SIGNIFICA UN PARTITO COMUNISTA NELL" ITALIA DI OGGI?

Cosa significa un partito comunista nell'Italia di oggi ?
Por: Leonardo Masella


Necessità di una discussione e di una elaborazione teorico-politica.

La discussione sul simbolo con il quale le quattro forze di sinistra si presentano alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile non è stata solo una discussione simbolica o nominalistica. La volontà a tutti i costi di Bertinotti e Mussi di non mettere nel simbolo comune nessun riferimento al simbolo comunista non aveva alcuna motivazione elettorale. Anzi, come è facile capire, un riferimento alla falce e martello avrebbe aiutato a guadagnare voti alla coalizione dei quattro partiti di sinistra, in una situazione, peraltro, di grande difficoltà per la sinistra dopo la deludente partecipazione al governo Prodi.

La maggioranza della segreteria del Prc e la Sd di Mussi hanno deciso di evitare di presentare i quattro simboli uniti, anche rischiando di perdere voti, solo per un motivo politico ed ideologico: fare dell'appuntamento elettorale il primo passaggio per la costruzione di un nuovo partito della sinistra non più comunista. Poiché la storia non si ripete mai nelle stesse modalità, siamo dunque di fronte ad una seconda Bolognina con modalità diverse, dopo quella fallita di Achille Occhetto.

Dopo le elezioni, anche sulla base della verifica del risultato elettorale, sarà necessario innanzitutto costruire il più ampio schieramento unitario nel Prc di tutte le aree che si oppongono alla liquidazione del partito e del comunismo, per salvare la parte più rilevante possibile del grande patrimonio di militanza, di esperienze, di lotte, di culture politiche alternative, del Prc, al fine di avviare successivamente – senza forzature, fughe in avanti e accelerazioni elitarie – un processo di ricostruzione, assieme a tutte le forze politiche e sociali disponibili anche all'esterno del Prc, di una forza comunista con basi di massa in Italia, che era l'obbiettivo strategico per il quale è sorto il Movimento della Rifondazione Comunista contro la Bolognina di Occhetto.

In tal senso l'area dell'Ernesto, l'area di Essere Comunisti e le altre aree critiche che sono sorte anche all'interno della maggioranza del congresso di Venezia e che potranno ancora sorgere dopo le elezioni, devono unirsi, pur nel rispetto delle differenze culturali e politiche che possono essere una ricchezza, per accrescere i consensi nella base del partito per respingere il superamento del Prc e per rilanciare il partito e la sua natura comunista, di classe e anticapitalista.

Diversamente da un confronto fra 5 o 6 mozioni, che allontanerebbero ulteriormente gli iscritti e i militanti dal dibattito congressuale, bisognerebbe lavorare a due mozioni congressuali alternative, una che propone apertamente il superamento del Prc all'interno di un nuovo partito della Sinistra Arcobaleno, e l'altra la difesa del Prc e della sua piena autonomia, il rilancio del suo carattere comunista, di classe ed anticapitalista, e una diversa unità delle sinistre. Questo è il modo migliore per suscitare un po' di partecipazione e di entusiasmo per gli iscritti demoralizzati e scoraggiati.

Tuttavia se siamo di fronte, dopo 17 anni, ad una seconda Bolognina, ciò significa che siamo obbiettivamente di fronte ad nuova sconfitta dei comunisti nel nostro Paese. Perché è accaduto ? Quali sono i motivi di fondo che sono stati alla base della vittoria delle forze riformiste di sinistra nel Prc? Su questo, tutte le forze che vogliono contribuire a ricostruire un partito comunista con basi di massa, di nome e di fatto, dovrebbero avviare una riflessione collettiva per evitare di ripetere gli errori che ci hanno portato nuovamente alla sconfitta.

In particolare, per chi non mette in discussione "se" costruire un partito comunista con basi di massa, si pone la necessità di una discussione e di una elaborazione strategica su "come" deve essere un partito comunista qui ed oggi, nell'Italia del 2008, per evitare che "partito comunista" sia solo un nome ed un simbolo elettorale, e che poi diventi – lo dico con tutto il rispetto e senza alcun riferimento specifico ad esperienze concrete – un gruppetto testimoniale e residuale (cioè un altro tipo di liquidazione), e per rendere invece quel nome e quel simbolo attrattivi per una parte non marginale della società italiana, e in particolare delle giovani generazioni, perché ciò significa avere non solo un passato ma anche un futuro.

Quando penso ad una elaborazione strategica all'altezza dei tempi penso pertanto alla capacità di affrontare, teoricamente e politicamente, alcune tematiche dei nostri tempi e della nostra società, perché è qui ed è su queste tematiche che noi comunisti siamo stati sconfitti dai riformisti di sinistra. Abbiamo tenuto alcuni aspetti simbolici, storici e internazionali dell'identità comunista, ma abbiamo lasciato al bertinottismo, cioè al riformismo socialista di sinistra, la lotta anticapitalistica qui ed ora, la lotta contro il capitalismo nelle contraddizioni che il capitalismo genera in una società come la nostra in tutti i campi, lotta che è e dovrebbe essere la causa fondante dell'esistenza di un partito comunista.

Questa è, secondo me, la causa principale della nostra seconda sconfitta dopo quella sancita simbolicamente dalla Bolognina. Se abbiamo forti radici nessuno ci può cancellare. Tuttavia noi abbiamo forti radici nella storia, ma debolissime radici nella società italiana. Per questo siamo di nuovo a rischio di cancellazione.

Non c'è movimento rivoluzionario senza teoria rivoluzionaria, diceva Lenin giustamente. Ma qual è la teoria rivoluzionaria di cui abbiamo bisogno per costruire il movimento rivoluzionario nei nostri paesi del capitalismo industrializzato e imperialistico?

E bisogna ricordare che Lenin affermava anche la necessità di fare sempre una analisi concreta di ogni situazione concreta. Sono sicuro che nessun comunista rivoluzionario si scandalizzi se affermo, nel ricordare il 90° della Rivoluzione d'Ottobre, che la cosa più difficile è applicare quei principi generali alle diverse realtà concrete (cosa che è forse alla base del mai ben discusso crollo dell'Urss), dopo i profondissimi cambiamenti che vi sono stati nel mondo e nelle singole società in un secolo di storia, e che la realtà di un paese come il nostro, oggi, non è nemmeno lontanamente paragonabile alla Russia degli zar del '17.

Ci sarebbe bisogno dunque di un grande e impegnativo lavoro di analisi teorica di aggiornamento delle concezioni generali del marxismo alle condizioni del mondo di oggi e in particolare di un paese come il nostro. Sento l'esigenza, in particolare, di approfondire l'analisi sui seguenti 11 punti, anche per formare alla lotta di classe ed anticapitalistica i nuovi quadri dirigenti e militanti comunisti nella situazione concreta italiana e per ripiantare forti radici nella nostra società, al fine di far fallire per sempre (o almeno per il periodo più lungo possibile) ogni ulteriore tentativo di liquidare un pensiero ed una prassi comunista.

1) Una analisi marxista del capitalismo italiano (nel contesto di una analisi della crisi del capitalismo mondiale, della nuova recessione, crisi finanziaria americana, contraddizioni economiche fra il capitalismo Usa e quello europeo); com'è cambiato il capitalismo italiano, quanta parte è produzione, quant'è speculazione finanziaria, quant'è terziario, quanto è capitale italiano, quanto è capitale straniero, quali sono i gruppi dominanti. E' ancora valida la teoria marxiana del valore? La finalità strategica dei comunisti non è l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, su cui si fonda il sistema capitalista?

2) Una analisi marxista del mondo del lavoro italiano; com'è cambiato il lavoro e la composizione di classe, e quali tendenze in atto, quanti e quali lavoratori dell'industria, quanti nel terziario, nel grande commercio, quanta precarietà, quanta e dove manodopora immigrata ?

3) Una analisi marxista della mercificazione di tutti gli aspetti della vita umana, caratteristica che ha assunto oggi il capitalismo liberista in Europa e in Italia dopo le controrivoluzioni "di velluto" nell'Est europeo dell'89.

4) Una analisi marxista del fenomeno dell'immigrazione e delle sue conseguenze, sociali, politiche e culturali, in termini di effetto concreto, qui ed ora, dell'imperialismo, di sfruttamento del lavoro, di analisi dei cambiamenti della società e della cultura italiana (multiculturalismo, razzismo, xenofobia, tendenze securitarie e autoritarie, ecc.). L'immigrazione dal sud e dall'est del mondo è l'anello di congiunzione fra imperialismo e capitalismo, l'imperialismo che produce povertà e immigrazione e il capitalismo che sfrutta l'immigrazione, parte del nuovo proletariato occidentale.
5) Il punto di vista marxista e comunista sulla neo-invasività religiosa (cattolica se parliamo dell'Italia) nella mentalità e cultura del nostro popolo, ben evidente nella invadenza nei diritti civili e culturalmente nei rigurgiti dei fenomeni di maschilismo; i legami della lotta di liberazione dal capitalismo e quella dal patriarcato.

6) Una analisi marxista delle connessioni fra i fenomeni di devastazione dell'ambiente e della natura e il modo di produzione capitalistico, quali alternative ?

7) Una analisi marxista della "democrazia" italiana oggi, quali involuzioni/evoluzioni del quadro istituzionale, verso il bipolarismo maggioritario o il neocentrismo neo-proporzionale? La Costituzione, partecipazione, vera libertà, democrazia economica e sociale.

8) Il punto di vista marxista e comunista sull'Unione europea, in particolare delle sue tendenze economico-sociali, anche per favorire le forme di coordinamento delle lotte di classe ed anticapitalistiche contro le politiche liberiste della Ue.

9) Una riflessione approfondita su quale organizzazione comunista è necessaria e possibile ricostruire oggi in Italia (partito di massa, partito di quadri, partito di militanti, altro?); un partito dei circoli territoriali e/o un partito organizzato nei luoghi del conflitto sociale (che non sono più solo i classici luoghi di lavoro)? quale partito rivoluzionario in una situazione non rivoluzionaria? quale democrazia interna? correnti, frazioni o centralismo democratico?

10) Una riflessione ed una discussione sulla questione sindacale nella situazione politica e sociale di oggi, per favorire un processo di unità della sinistra sindacale.

11) Una analisi marxista del mondo di oggi, imperialismo ed antimperialismo, lotta contro la guerra permanente e per il disarmo, armi nucleari e di distruzione di massa; Asia, Africa, America Latina. E' possibile una rifondazione di un movimento comunista e rivoluzionario mondiale ?

Vi sono molte variabili ancora in campo. Ci sarà da vedere come andranno le elezioni, ci sarà da vedere come di conseguenza andrà il congresso di Rifondazione Comunista, cosa faranno e proporranno gli altri comunisti all'interno del Prc, cosa faranno e proporranno i comunisti fuori da Rifondazione, tuttavia qualunque auspicabile processo unitario delle forze comuniste potrà avere più o meno successo se faremo tutti insieme dei passi in avanti nella elaborazione teorico-politica sulle problematiche suddette, perché significa ricostruire ciò di cui più siamo carenti, cioè le radici sociali che ci consentono l'esistenza, una esistenza non minoritaria-marginale o folcloristico-residuale.

Pertanto credo che sia utile, a prescindere, e dovunque i comunisti e i rivoluzionari oggi militano, avviare da subito il dibattito e l'approfondimento.

Fuente: Bellaciao.Org en Italiano/ Prensa Popular Comunistas Miranda
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Correo: pcvmirandasrp@gmail.com

BERTINOTTI E LE SCELTE IRREVERSIBILI

Por: Ramon Mantovani

Liberazione di domenica scorsa ha pubblicato un lungo forum tra la redazione del quotidiano e Fausto Bertinotti.

Si tratta di un testo denso di posizioni, analisi e proposte, molto interessante, sia per l'esplicitazione di tesi già note ma mai presentate in forma così netta, sia per i silenzi più o meno consapevoli che contiene.

Non pretendo, con queste note, di affrontare tutti i temi proposti da Bertinotti, ma solo iniziare a discutere di alcune questioni, secondo me significative. Ovviamente concentrandomi su quelle cose che non condivido o condivido di meno.

Per comodità di esposizione indicherò, a puntate, parole e concetti che, seppur ricorrenti in diverse parti del testo, costituiscono la spina dorsale del discorso di Bertinotti, e su queste svilupperò le mie modeste riflessioni.

Cominciamo con "irreversibilità".

Bertinotti apre e chiude, il suo lungo ragionamento, con il concetto di irreversibilità del processo unitario della Sinistra e l'Arcobaleno.

A mio modesto avviso questa insistenza contiene contemporaneamente una debolezza intrinseca del progetto e una potente arroganza intellettuale, che del resto è propria dei progetti deboli.

Come è noto si fonda sulla suggestione secondo la quale la sinistra sarebbe sull'orlo della sparizione e costretta ad un processo unitario senza alternative.

Non c'è alcun elemento analitico, né nel testo preso in esame né nelle precedenti elaborazioni, che dimostri la tesi dell'ultima spiaggia sulla quale si troverebbe la sinistra. A meno che non si esamini solo l'aspetto elettorale. Ed anche da questo punto di vista in Europa esistono molti esempi che dimostrano che le cose non stanno così.

Si può, ovviamente, attribuire un grado di importanza diverso all'elemento elettorale e all'efficacia della rappresentanza nelle istituzioni parlamentari, ma non fino al punto di considerare questa questione come dirimente per la vita della sinistra.

Se, come abbiamo detto per anni, il baricentro dell'attività politica doveva essere la società, se il movimento mondiale altermondista e i movimenti sociali dovevano essere il luogo della collocazione politica della sinistra e di rifondazione in particolare, se bisognava considerare come elementi secondari le istituzioni e lo stesso governo, la suggestione del pericolo di vita per la sinistra appare come una svolta enorme. Per il semplice motivo che i movimenti non stanno affatto male e che è l'esperienza di governo (non solo in astratto ma nel concreto della pratica del governo Prodi, come vedremo meglio più avanti) ad aver messo in crisi Rifondazione e più in generale la sinistra.

Se esiste questa crisi, ed esiste, non si deve ad una maledizione, ad un accidente, ma a precise scelte che andrebbero indagate autocriticamente invece che ignorate o relegate nel mondo delle scelte obbligate che non si potevano non fare. La svolta consiste proprio nel rimettere al centro la questione istituzionale ed elettorale, nel fuggire dai problemi reali e nel formulare una proposta tanto suggestiva quanto vaga e vuota di contenuti.

La nuova sinistra (il concetto di nuova sinistra è per altro vecchio come il mondo) non può nascere, date le premesse, che da un gesto volontaristico di gruppi dirigenti illuminati che lo impongono ai propri diretti, per loro natura arretrati, identitari, recalcitranti e primitivi, facendo appello ad un popolo di "non iscritti" e di "sinistra diffusa" di occhettiana memoria. Un gruppo di illuminati dirigenti, che ha capito tutto e che assume su di se la responsabilità di scelte irreversibili è il massimo dell'arroganza.

E' come se Bertinotti e i suoi seguaci dicessero: basta, questo partito non va bene, ha troppi difetti, è troppo limitato. Ora ce ne vuole uno alla nostra altezza. Noi costruiamo, con scelte e gesti irreversibili, il luogo nel quale tutti saranno obbligati a confrontarsi. Chi non è d'accordo non capisce, è arretrato, è identitario, è zavorra. Non può essere portatore di una proposta diversa, giacché siamo sull'ultima spiaggia e non c'è alternativa.

Da quando c'è consapevolezza della portata della globalizzazione e dell'importanza del movimento mondiale che vi si oppone, c'è stata un'elaborazione e una pratica di Rifondazione che non ha trovato smentite. Non ci siamo sentiti all'ultima spiaggia, quando nel 99, abbiamo avuto poco più del 4% dei voti, né quando nel 2001 abbiamo eletto 11 deputati (anche a causa delle liste civetta degli attuali partner della Sinistra Arcobaleno). Da allora i movimenti sono cresciuti o no? E noi siamo stati dentro o fuori? La vera svolta innovatrice di Rifondazione è stata la rottura con il governo Prodi e la scelta di collocarsi nella società e nei movimenti.

Anch'io, come Bertinotti, penso che sia stato giusto "tentare" la coalizione e il governo per provare a invertire la tendenza degli ultimi venti anni di liberismo e di guerra. Ma non è vero che l'innovazione arriva con il congresso di Venezia, come rivendicato da Bertinotti. Anzi, sebbene nei testi il tema del governo fosse posto correttamente, già a Venezia si assiste, nella maggioranza del partito, alla rivincita di quelli che parlavano sempre di movimento ma che nei corridoi, ridendo, dicevano: è finita la ricreazione si torna a far politica!

O di quelli che esplicitamente citavano la non violenza come rottura con una parte del movimento, in sintonia con il coro proveniente dai salotti buoni che salutava la svolta di Bertinotti come la rottura con l'estremismo e il massimalismo della fase precedente. O di quelli, ancora, che scientemente facevano finta di lottare contro lo stalinismo per rimuovere, invece, ogni dissenso, senza mettere in discussione le forme moderne dello stalinismo a cominciare dal soffocante leaderismo che ha sempre contraddistinto la direzione di Bertinotti.

Io continuo a pensare che il progetto della Sinistra Europea, dell'unità di soggettività politiche e sociali interne al movimento e con un unico referente internazionale, nella quale le identità culturali non erano negate, ma anzi rilanciate in un'effettiva contaminazione reciproca, fosse la strada maestra per superare i limiti del partito politico del 900 e per mettere in campo la forza necessaria a continuare la battaglia contro il capitalismo contemporaneo.

Praticamente, pochi mesi di questa sperimentazione devono aver convinto Bertinotti ed altri che non avrebbe prodotto la "massa critica" sufficiente. Così in un battibaleno si è rovesciato tutto. Dai contenuti fondanti l'unità si è passati all'unità senza contenuti per fare subito un partito del 15%. Immersi nella disastrosa esperienza di governo si è promossa l'unità fra forze che hanno esplicitamente il governo come orizzonte della propria esistenza, che si sono sempre orgogliosamente dichiarate altra cosa dai movimenti, considerati spesso estremistici e impolitici, e che, per questo, per anni hanno insultato e attaccato senza tregua Rifondazione.

Non so quale sarà il risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno, ma so con precisione che se sarà negativo si dirà che ci si è salvati grazie alle scelte irreversibili, e se sarà positivo si dirà che è un premio per le scelte irreversibili.

Un imbroglio colossale!

Rifondazione ha camminato per anni in solitudine nel quadro politico e dentro tutti i movimenti. L'esistenza di Rifondazione Comunista non è incompatibile con nessun progetto di unità, sempre che l'unità sia coerente con il nostro cammino e non sia, invece, considerata come un impedimento per l'unità stessa. Del resto, a parte l'evanescente Sinistra Democratica, non sembra che i Verdi o il PdCI abbiano molta voglia di sparire. Anzi, altri gesti irreversibili finirebbero solo con il mettere fine a Rifondazione Comunista in favore di una forza di ispirazione socialista e con una crescita del PdCI.

Alla faccia delle meravigliose sorti dell'unità!
Perciò non ci deve essere alcuna scelta irreversibile!

Spetta solo agli iscritti al PRC decidere del proprio futuro senza che nessuno li scippi del diritto di votare su proposte chiare al congresso.

La formula "soggetto unitario e plurale", dietro alla quale si è celato un accordo oligarchico di vertice fra opzioni completamente diverse, deve essere messa da parte in favore della chiarezza.
Chi vuole andare oltre Rifondazione, chi vuole abbandonare il comunismo, non può pensare di continuare ad imbrogliare le carte praticando scelte irreversibili senza sottoporle al vaglio democratico.

Per quel che vale la mia opinione penso che il congresso li smentirà e li batterà.
continua….


Fuente: Liberazioni/ Bellaciao.Org/ Prensa Popular Comunistas Miranda
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LA CONCEPCION REVOLUCIONARIA TRIUNFARÁ EN RIFONDAZIONE COMUNISTA DE ITALIA CONTRA BERTINOTTI Y SUS REFORMISTAS OPORTUNISTAS Y LIQUIDACIONISTAS

Por. Ferrebé

Bastante se ha comentado la situación en el seno de la Rifondazione Comunista, el Partido que en Italia aparece mediante la separación de un grupo de exmiembros del Partido Comunista Italiano, quienes cuando la dirección del PCI decidió su "transformación" en el Partido Democrático, el Partido del Cedro, decidieron continuar con una organización que reivindica el carácter de comunista, y tratan en cuanto dijeron entonces, de mantenerse en el campo revolucionario, y no abrazar las corrientes oportunistas, reformistas y liquidacionistas que se apartan de la vía del Partido Comunista Italiano.


Sinembargo, desde entonces es mucha el agua que ha pasado debajo de los puentes. Y ahora, es una gran parte de la dirección de la original Rifondazione la que de masnera muy clara y expedita, están planteando tomar la misma vía que antes se dio con el grupo original liquidador del PCI.


En declaraciones recientes Fausto Bertinotti, englobado en el Frente del llamado Arcobaleno, da unas declaraciones muy claras, donde no deja ninguna duda de cuales son las intenciones de la mayoría de la dirección de Rifondazione--que por otros síntomas y movimientos en ese Partido--se reconoce que no son aceptadas por la mayoría de cuadros medios, la base, y parte de la Dirección Nacional, de acabar definitivasmente con la tendencia y vinculación revolucionaria comunista de Rifondazione, y pasar abiertamente al compo reformista, igual que sus antecesores que formaron el PDI.


La idea ahora, de Beertinotti, es la de acabar con la independencia de la Rifondazione, con su carácter de fuerza que actúa con una visión revolucionaria, para convertirla en sólo una "tendencia", sin autonomía política ni menos organizativa, incluída en una fuerza informe, de la "izquierda" reformista.

Su idea y la de su grupo se dirige a estructurarse en una organización informe, no ligada específicamente a la clase obrera, al proletariado, a los trabajadores, sino de una tal "suma amplitud" que daría fin a la identidad comunista del Partido, y donde los comunistas renunciarían a su propia acción orgánica específica, para convertirse en una tendencia "cultural" dentro de una organización más amplia que, entre otras cosas, como elemento importante, no se reflejaría con posición clara en relación a la lucha de clases como motor de las luchas sociales en general y del desarrollo de la historia, del avance de la humanidad.

Con estas posición Bertinotti y su grupo buscan terminar con la gloriosa historia del comunismo en Italia, con su ilusoria idea del lanzamiento de un Partido u opción de "una izquierda muy amplia" pero reformista, no revolucionario.. Sinembargo, es muy poco seguro su éxito.


En Italia--como en todo el mundo-- vienen creciendo los problemas y dificultades relacionados con aumento de desempleo, de empobrecimiento general de la población, de la precarización del trabajo, de la desmejora de los servicios educativos y de salud, de los problemas de la inmigración, de la participación en las guerras imperialistas en Irak y Afganistán, en general de toda la estructura social.


Esto ha hecho que se fortalezcan las opciones revolucionarias, de otros grupos que reivindican la trayectoria y necesidad de un movimiento comunista italiano basado en su amplia trayectoria revolucionaria, en el marxismo leninismo, en la lucha de clases. Y no sólo en los grupos exterioresd, sino en el seno de loa propia Rifondazxione, donde por todos los pronunciamientos desde las bases de ese Partido, en capas cada vez más grandes de dirigentes intermedios, regionales e incluso nacionales, hay una oposición firme y radical a esa tendencia reformista, oportuniosta, liquidacionista, y se lucha por mantener y profundizar el carácter revolucionario de la Rifondazione.


Al lado de esto se está produciendo también una reprofundización de la conciencia de clase del proletariado italiano, su incorporación a las luchass por los problemas del día a día reivindicativo, pero viendo más allá de lo inmediato. Hay corrientes que comienzan a reforzar, y profundizar las luchas con otras consignas que tienen que ver con la reorganización social, pero donde el socialismo comienza a tomar fuerza y a recuperarse de todo el barraje de reformismo que cundió en los sectores revolucionarios y la sociedad italiana con el abandono del campo revoilucionario por parte de las capas de dirigentes y muchos militantes que cayeron en la trampa de liquidar al PCI.

En conclusión, podemos decir que está muy cuesta arriba para Bertinotti lograr el triunfo dentro de la Rifondazione Comunista para su concepción reformista, liquidacionista, oportunista. Las concepciones consecuentes que manifiestan la necesidad de mantener una opción revolucionaria, de reconstrucción del movimiento revolucionario, de no abjurar del marxismo, crecen con la suficiente fuerza para garantizar la continuación de Refundazione en una posición revolucionaria y de legítima izquierda anticapitalista.

Fuente: PrensaPopularSolidaria_ComunistasMiranda

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jueves, 24 de julio de 2008

EL PUEBLO ITALIANO RECHAZA PROCESO DE DERECHIZACIÓN Y FASCISTIZACIÓN DE ITALIA QUE BUSCA IMPONER EL BERLUSCONISMO FASCISTA

Por: Faustino Rodríguez Bauza



El proceso de fascistización en Italia comienza a correr aceleradamente. Comenzó cuando al final de las elecciones que retrotrajeron a Berlusconi al primer plano, los grupos fascistas no se inhibieron de celebrar con “paradas” de tipo fascistas. Con uniformes, porras, y todos los "instrumentos" ya conocidos como las armas utilizadas por los integrantes de la estructura de los grupos de choque de la epoca de Mussolini, por supuesto con adiciones de nuevas armas avanzadas. Con sus banderas con símbolos fascistas.



Y con lo más peligroso de todo: con la misma organización de calle característica y ya conocida por su uso anterior, cuando fue aplicada por Mussolini, por Hitler, y por los otros nazifascistas europeos, como maquinaria partidaria de choque, de acción de calle, de matanza y atemorización para lograr el acceso al poder.



Todo se repitió y profundizó cuando rescataron la Alcaldía de Roma, y hasta uno de los capos de las Brigadas declaró : ” que todo estaba tan emocionante, hasta hemos desfilado con Columnas, Decuriones, Centuriones y nuestros instrumerntos de fuerza.” Se refería nada menos que las llamadas en época de Mussolini grupos de dominio de calle, o sea, de porristas organizados, Del mismo tipo las imita y va por ese camino Leopoldo López y el resto de los Alcaldes de la tendencia fascista-oposicionistas en Venezuela, en los Municipios que ellos gobiernan.


En Italia están comenzando por acallar la prensa de opinión revolucionaria y democrática subsistentes, para dejar solo las cadenas berlusconianas y las de los empresarios de las comunicaciones integrantes de la Falsimedia derechista fascistizadora del ejercicio del poder, de los partidarios de la "radicalización" , que así denominan ahora las medidas fascistizantes.



De tiempo atrás—gobiernos de postguerra, con participación de socialistas consecuentes en alianza con los comunistas y otros sectores de izquierda— en Italia se tomaron medidas para subvencionar parte de los recursos necesarios para la publicación de la Prensa no adscrita a las cadenas comerciales, o sea, la prensa de opinión, sin considerar su posición política --izquierda, revolucionarios, centrista, derechista-- para ubicarse entre quienes deberían recibir el financiamiento, que no es total pero sí importante, y lo demás lo ponen las propias publicaciones. Esos subsidios de ayuda para que se mantenga la pluralidad de la opinión, serán eliminados según la maniobra preparada ya para hacerlo desde la Cámara de Diputados.


Tal maniobra eliminará a publicaciones de gran tradición, a periódicos y revistas ligados a las fuerzas de izquierda o centristas, a cooperativas de periodistas con opinión independiente y no sobornables, conocidos por su seriedad, competencia y criterio social. La medida deja al arbitrio del Ministro de Economía el entregar o no las subvenciones, según su opinión o interés particular o político, cuando estos financiamientos sin mirar a quien eran anteriormente obligantes y sin discriminaciones.


Se considera que este es un golpe mortal para periódicos de gran importancia y tradición como: Il Manifesto, l·Unitá, il Secolo d’Italia, Liberazione, y para muchos más periódicos pequeños, de opinión y orientación, elaborados por grupos culturales, ecológicos, sindicales, de carácter regional y local en toda Italia.Hasta ahora se han manifestado en contra los directores de las publicaciones nacionales y regionales mas importantes, pero se espera una reunión y movimiento de defensa generalizado por todo el País.


Los directores de los diarios han declarado entre otras cosas (Sanssonetti): “Cerrar por decreto (de hecho) los periódicos más débiles es un portazo a la libertad de expresión”, y además” esto significa al mismo tiempo debilitar a la izquierda política, después de los resultados electorales no tendrá como expresar su opinión”. Y esto vale no sólo para la izquierda política, sino para todo un importante movimiento de opinión en Italia.



Junto a tal peligro, en el campo de las comunicaciones, está presente, como ahora en el caso de Roma, desde antes en otras alcaldías de ciudades importantes y en poderes regionales, y por supuesto en el poder nacional actualmente al arbitrio de Berlusconi, se hace presente el peligro de la derechización y el avance hasta extremos más radicales, del proceso de fascistización de Italia, con la corrupción propia del berlusconismo, su política de guerra al lado del imperialismo en Afganistán, de represión de la protesta social ante la marcha de la crisis económica en todo el mundo capitalista de la cual seguramente no escapará Italia, del peligro siempre presente y ahora radicalizado de la salida por la violencia.



Ante esta situación se está produciendo un reagrupamiento de las fuerzas políticas y sociales revolucionarias y progresistas de Italia, de la clase obrera, los jóvenes, los campesinos, las mujeres, los profesionales integrados a los servicios, para luchar por detener el propósito del gobierno y el berlusconismo de llevar a Italia más todavía hacia la derecha y el fascismo. Sectores de la población hasta ahora éngañados, relativamente neutralizados políticamente y para la lucha social y de calle comienzan a reaccionar y a incorporarse a la lucha, que se radicaliza, y que avanza a la profundización total de la lucha de clases en Italia.



Desde Prensa Popular Comunistas Miranda y de la Organización Comunista Miranda Centro manifestamos nuestra solidaridad con las crecientes luchas de la clase obrera y el pueblo italiano.



Fuente: Prensa Popular Comunistas Miranda

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MIRANDA.. UN ESTADO, DOS REALIDADES::REALIDAD UNO, SEGUNDA SITUACION SITUACIÓN : MUNICIPIOS CON PODERM BOLIVARIANO Y PERDIDA EN EL REFERENDO

Por:: Ferrebé

Existe una segunda situación en el conjunto de los Municipios donde gobiernan Alcaldes afectos al desarrollo del proceso bolivariano, donde, a diferencia del grupo que anteriormente comentamos—en el cual se ganaron ambas elecciones_estadales y municipales_ y después el Referendo--, no se repitió en el Referendo por la Reforma Constitucional la votación favorable que se obtuvo en las elecciones para Gobernador y Alcaldes como anteriormente, sino que se perdieron en esa confrontación, y por cierto, por un margen peligrosamente elevado, dado el avance de los opositores en tales Municipios el cual fue porcentualmente importante.

En tales Municipios se produjo una situación nueva que debemos tomar en cuenta de manera objetiva: El oposicionismo allí supo desarrollar su trabajo de tal manera que pudo superar su cuarenta por ciento histórico y pasar a ser mayoritarios en esa votación, mientras que las fuerzas conjuntas bolivarianas pasaron a ser la minoría..

Hay que añadir otra condicionante a la derrota del Referendo en esos Municipios: son los dos más importantes del Estado.- Nada menos que el Municipio Sucre, el mayor y clave en la Zona Metropolitana y en la elección para Alcalde Metropolitano y Gobernador—además de su propio Alcalde Municipal—y el otro es el Municipio Guaicaipuro, Los Teques, la Capital del Estado, y aportante también de una cantidad importante y de peso en la elección estadal, y por supuesto con la gran importancia de la Alcaldía, por tratarse del Alcalde de la Capital Estadal.-

Dadas esas circunstancias, en ambos Municipios---como en todo el Estado Miranda--, se requiere lograr una sólida Alianza Perfecta con todos los componentes del espectro político de la Alianza Patriótica, y recalcando, particularmente en estos Municipios dada su ubicación político-geográfica estratégica en todos los sentidos.-

En el Estado Miranda se debe acometer las elecciones de Noviembre blindados por todos los costados. Tomando en cuenta la necesidad de ganar en todo el Estado—en muchos aspectos el más importante—el triunfo en Miranda se asienta particularmente en el triunfo en Sucre y Guaicaipuro.-

Está a la vista que Miranda se proyecta como un Estado clave. Aquí, en la situación actual, se hace evidente la necesidad de entregar el mayor esfuerzo, dedicación, estudio y trabajo a lograr la Alianza perfecta, tomando en cuenta la participación de todos los componentes, de acuerdo a sus contribuciones reales políticas, de tradición de luchas, participación en la organización popular, prestigio y tradición ganados a través de las luchas en este Estado.

Se hace posible una combinación ganadora por gran amplitud si se toman en cuenta todos estos factores que puedan permitir una Alianza Perfecta y además sólida. Los dos Municipios claves para ello son precisamente Sucre y Guaicaipuro, y sobre la base de lo acordado en ellos se puede complementar un encuadre general para todo el Estado.

Es necesario tener presente que en ninguno de los dos Municipios hay una fuerza combinada parcial o un partido del campo revolucionario que por sí mismo pueda considerarse que tiene una victoria segura. Nos necesitamos todos a todos.Otra condición en estos Municipios es la de que en ambos se necesita presentar Programas asentados en los problemas fundamentales y con condiciones reales y factibles.

Y en relación a candidatura, aquí se necesita presentar candidatos sólidos, con una real implantación en el sector, que no tengan debilidades, que no sean desconocidos o recibidos tibiamente por no representar realmente de una manera unánime o cuantitavamente sólida y determinante al conjunto de fuerzas de la Alianza, y hasta a la propia fuerza de la cual procedan. Ganada esa condición en estos dos Municipios, se facilitará el acuerdo general Mirandino.-

Se hace evidente también aquí que cualquier factor de exclusivismo, prepotencia, sobreestimación de sí misma como fuerza, que presente un Partido, o un grupo parcial de ellos, entre los componentes de la Alianza, hará peligrar el triunfo en cuatro escalas: La Gobernación, La Alcaldía Metropolitana, las respectivas Alcaldías Municipales y el Consejo Legislativo.-

El impacto nacional en el caso de peligrar el triunfo en la Gobernación de Miranda es no solo importante sino que decisivo, puesto que todas las planificaciones golpistas y de movilización fascistizadora en escala nacional sde nuclean alrededor de los Municipios que ahora dominan en Miranda, y el efecto conspirativo se potenciaría si llega a peligrar o caer en poder de la oposicion la Gobernación de Miranda.Este es un factor a considerar muy importante para las fuerzas revolucionarias y patrióticas y para el Partido Comunista de Venezuelsa.

Tal situación nois lleva a privilegiar y centralizar el tyrabajo revolucionario general de largo plazo y en la etapa transitoria electoral en la incorporación de la clase obrera y el poder comunal, ,la acción de masas consciente para la organización del triunfo, y el desarrollo posterior de una unidad que garantice la defensa del proceso, porque es evidente que con cualquiera sea el resultado el problema actual ya es de una ofensiva continentasl contra el movimiento revolucionar5io, antiimperialista y progresista en general en Amérrica Latina.

Todo esto nos lleva a considerar este sector de un gran importancia y a poner en tensión todas las fuerzas para obtener un triunfo decisivo, no solo en cada uno de los dos Municipios que componen este sector sino en cada una de sus Parroqwuias, Barrios y sectores de población por pequeños que sean, y a la vez a crear las estructuras organizativas que nucleeen fuerzas revolucionarias, de izquierda, para garantizar el avance al socialismo, la lucha antiimperialista y el avance del proceso en general.

El Partido Comunista de Venezuela está claro y comprometido en esta política, que debe ser la de toda la Alianza ,y por consiguiente, en la gestión inmediata de la escogencia de candidaturas de Alcalde en ambos Municipios,deberá ser un proceso, por encima de todo unitario a lo interno de cada componente de la Alianza, sin manejos burocráticos, ni imposiciones de maquinaria que puedan dejar condiciones que lleguen a poner en peligro el triunfo rotundo que se requiere, y sobre todo la gestión posterior que deberá ser una de avance resuelto y firme al Socialismo, en manos de un partidario real de este proceso y no que se haga presente el peligro de paralización por caer en manos de la denominada derecha endógena.

SOCIALISMO POR ENCIMA DE TODO Y ELECCIONES DE NOVIEMBRE

Por: F. R . B.

El inicio de la Campaña Electoral en el Estado Miranda—ya comenzada por la oposición de manera ilegal y encubierta, con el cuento de la escogencia “unificada” de sus candidatos— se manifiesta por la profusión de carteles de propaganda, actos, declaraciones de prensa diarias en emisoras y periódicos, profusas reuniones proselitistas electorales de distintos niveles y en numerosos sitios, y otras manifestaciones desarrolladas a la vista de todos. Esa es la parte exterior, efectista, de “posicionamiento” y de ganancia de tiempo, en cierto sentido.-

Desde el punto de vista de los planteamientos de fondo las variopintas “opciones” opositoras que se presentan traen una unificadora y bífida marca distintiva temática ::

En primer lugar, la negación a rajatablas de todas las iniciativas, trabajo cumplido y logros positivos alcanzados en el tiempo de gobierno que lleva hasta ahora la Revolución Bolivariana en marcha al Socialismo, haciendo extensivo este argumento a ejecutorias nacionales, regionales y municipal_locales, usando para ello errores reales y supuestos, ejecutorias incompletas en obras y servicios, ataques a las Misiones y etcétera largo en cuanto a negatividad, irracional en muchas oportunidades.-

En segundo lugar, sobre la base anterior asientan, exponen y profundizan una ubicación teórica : con sus argumentos tratan de justificar,inculcar, posicionar, remachar el planteamiento de que todo lo que se relacione con la eliminación del capitalismo, y la marcha hacia sociedades con formas de propiedad colectiva como determinantes, son logros imposibles, y por consiguiente, que todo eso que ellos “denuncian” demuestra que el Socialismo es “imposible”, como logro de la humanidad para enterrar y superar definitivamente al sistema capitalista, de lo cual según ellos mantienen, será también un imposible en Venezuela. Hay que hacer notar como en esta segunda posición ideológica--ser partidarios de mantener el capitalismo y denegar el Socialismo como opción--hay también quienes comulgan con esta concepción y están ubicados en la estructura policlasista de gobierno que es el PSUV.-

Este es el marco de referencia político e ideológico en el que, en líneas generales,se manifestará la lucha de clases en el momento actual en la sociedad venezolana, en el ámbito de la campaña electoral, y es en estos aspectos donde se ubicará la argumentación comunista en la campaña electoral, del Partido Comunista de Venezuela como Partido de la Clase Obrera, del Partido Comunista de Venezuela del Estado Miranda y del Partido Comunista de Venezuela de cada uno de sus Municipios y sectores de población, como es la posición de mantener y garantizar la defensa argumental, no sólo de las ejecutorias y logros de la Revolución, sino, principal y fundamentalmente, de la defensa acerca de la necesidad histórica actual de garantizar en Venezuela el avance al Socialismo.-

Defensa de la marcha al Socialismo que estará por encima de cualquier otra argumentación y en contra de quienes mantienen las concepciones capitalistas, de defensa del sistema capitalista, que constituyen a la oposición como un todo, y por otra parte, que como corrientes procapitalistas, están anidadas dentro del policlasista PSUV y mantienen esa posición--defensa del capitalismo-- de manera abierta, unos, y encubierta y camaleonizada otros.

Y ese será nuestra visión principal, la del Partido Comunista de Venezuela en Miranda y sus Municipios, que se manifiesta y está recogida en el argumento sintetizado del PCV Miranda de que: “Nuestro Candidato es el Socialismo”, lo que no es nuevo, sino que viene siendo el objetivo de lucha por el Socialismo que han planteado desde los años veinte los primeros venezolanos que iniciaron la difusión de las ideas del Comunismo en América Latina y Venezuela, con Gustavo Machado a la cabeza; y que simultáneamente también difundieron los marineros adscritos a la organización del Mar de la Internacional Comunista, quienes se encargaban de llevar libros, documentos, hojas de propaganda del comunismo y de promover organizaciones comunistas por todo el mundo, incluídos puertos importantes de Venezuela donde esa influencia llegó.

Objetivo de lucha por el Socialismo y el Comunismo, que planteó el Partido Comunista de Venezuela desde su iniciación ya orgánica como tal con Células en Caracas en el año 31, y su consolidación estructural en el País, en la Primera Conferencia Nacional en Agosto de 1937, planteamiento y objetivo de lucha por el Socialismo y el Comunismo mantenido a lo largo de toda su historia, en los momentos más difíciles, incluidos los de la desaparición de la URSS, cuando el PCV mantuvo sus banderas de luchas por el Socialismo y el Comunismo altivamente, en alto y como base de nuestras luchas.-

Es entonces muy importante en este momento--en el marco del uso de las distintas formas de lucha que se genera en los procesos electorales--ratificar dos concepciones fundamentales en nuestro trabajo comunista en la Campaña Electoral, en relación con:: a) la situación política nacional, y b) el planteamiento ideológico en la situación actual venezolana.-

En relación a tales planteamientos la posición de los comunistas será clara en cuanto a:

a) La defensa de los logros de la Revolución Bolivariana, en todas las escalas, nacional, regional y local, que han beneficiado a la población del Estado Miranda.-

b) La exposición de la necesidad histórica del avance al Socialismo, contra los enemigos de esta concepción, que son los integrantes del oposicionismo, y quienes, dentro de una estructura policlasista como es el PSUV defienden sus concepciones capitalistas--que los hay allí y bastantes--en contra de quienes por esencia ideológica e histórica preconizamos la necesidad histórica de avanzar al Socialismo, como somos el Partido Comunista de Venezuela, quienes en otros Partidos y Organizaciones del movimiento popular son consecuentes con posiciones por el Socialismo y quienes dentro del PSUV mantienen también esa opción.

Este será, entonces el marco, dentro de la lucha de clases, que operará en las confrontaciones propias de toda lucha electoral, en las que el Partido Comunista de Venezuela está perfectamente claro: defender los logros de la Revolución y luchar denodadamente por agrandar y hacer avanzar el conjunto social de quienes luchamos por avanzar al Socialismo.-

Fuente: Prensa Popular Comunistas Miranda

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miércoles, 16 de julio de 2008

BERTINOTTI E IL PARTITO

Di Ramon Mantovani
Nel forum del 23 marzo su Liberazione
Bertinotti ha anche affrontato la questione del Partito.



Dopo aver detto che negli ultimi venti anni la sinistra si è fatta prevalentemente centro e che la stessa nozione di sinistra "si è frantumata in mille schegge", e dopo aver citato Pintor per sostenere che la priorità è rimeritarsi la fiducia della propria gente, Bertinotti parla di "un nuovo inizio".

Ecco la citazione: "Adesso è un nuovo inizio per la sinistra e, se non riusciamo a darne conto, non ce la possiamo fare, perché veniamo, oltre che dalla sconfitta del '900, anche da una sconfitta del nostro tempo. L'esperienza di Rifondazione è meritevole, ma è parte di questa sconfitta anche se è senza colpe. Per questo, io credo che nel processo unitario a sinistra ognuno deve dire per sé cosa tiene e cosa lascia. Cioè: Rifondazione per Rifondazione, Pdci per il Pdci, i Verdi per i Verdi, stessa cosa per Sd e la sinistra diffusa. Bisogna che proviamo a fare questo esercizio per il nuovo inizio e il collegamento con la propria gente".


Sconfitta? Nuovo inizio? Sinistra diffusa?


Lo dico davvero senza intenti polemici, ma questi concetti sono stati alla base della svolta della bolognina.


Hanno la forza suggestiva di dar conto di uno stato d'animo ben presente in molti, se non in tutti.
Che, con il trionfo del capitalismo, siamo stati sconfitti è sotto gli occhi di tutti. Che fare? Una cosa nuova capace, magicamente, di renderci migliori e più forti. Con chi? Ma Con la sinistra diffusa, naturalmente!


Queste cose, però, hanno il grave difetto, a mio parere, di essere tanto generiche quanto incapaci di affrontare i veri problemi che abbiamo di fronte, Anzi, di più, essendo una fuga dai problemi, al di là delle suggestioni fugaci, finiscono con l'aggravarli.


Di che sconfitta parliamo? Anche partendo dal punto di vista di Bertinotti (e della parziale citazione di Pintor), cioè dalla constatazione che si è persa la fiducia della propria gente, bisognerebbe interrogarsi maggiormente sul perché, piuttosto che indicare, in modo assolutamente tautologico, che bisogna riguadagnare la fiducia persa.



Per anni, Bertinotti in testa, abbiamo analizzato le nuove contraddizioni, e le nuove forme delle vecchie contraddizioni, prodotte dalla globalizzazione capitalistica. Partendo dalla constatazione della sconfitta storica del movimento operaio del 900, tanto nella sua versione comunista come in quella socialista e socialdemocratica, abbiamo individuato nel nascente movimento contro la globalizzazione il luogo e la stessa possibilità che l'anticapitalismo tornasse ad essere un'opzione politica e non solo un campo di ricerca culturale o un terreno di pura testimonianza. E' per questo, e non per una moda, che abbiamo parlato dei limiti del partito politico novecentesco.



Limiti di dimensione nazionale e limiti nel rapporto gerarchico con i movimenti sociali, locali o globali, intrinseco all'idea della conquista del potere (o, peggio ancora, del governo). E' così che abbiamo innovato, e rotto con precisi punti della tradizione comunista e della sinistra. Basti pensare alla caduta del governo Prodi nel 98, alla nostra internità nel movimento mondiale e italiano, a Genova, alla pratica della disobbedienza civile e sociale, all'idea del baricentro sociale della nostra attività, alla critica del potere di ispirazione zapatista e così via.


Io credo che avevamo incominciato a ricostruire un rapporto di fiducia con la nostra gente. Che misuravamo nelle dinamiche di movimento, nella vittoria di tante lotte all'inizio degli anni 2000, nei segni di crisi delle politiche neoliberiste e nella coscienza, sempre più diffusa, fra le popolazioni del carattere mistificatorio delle magnifiche sorti della globalizzazione. Parlo della sovranità alimentare, della questione ambientale globale, della precarietà e dell'emarginazione come elementi costitutivi del nuovo capitalismo, dell'offensiva conservatrice ideologica di un nuovo oscurantismo autoritario e di altro ancora.


Avevamo, tutti, evitato accuratamente di essere fuorviati dalla misurazione elettorale di questo processo. Altrimenti, essendo passati dal 8,3% al 4,3%, avremmo dovuto dar ragione a Cossutta, e non avendo avuto impennate negli anni successivi che pure sono stati densi di conflitti, bensì un recupero lento e faticoso, avremmo dovuto evitare come la peste di imbarcarci in un'esperienza di governo.


Avevamo, cioè, pensato che si era incominciato un cammino. Per molti versi assolutamente nuovo per un partito politico. Ma non era un nuovo inizio, era l'inveramento della rifondazione comunista. Un cammino i cui tempi non dovevano essere scanditi dalla contingenza politica, elettorale o meno, ma dalla ri/costruzione del movimento anticapitalista mondiale. Un cammino dalla grande vocazione strategica e contraddistinto dalla necessità di sperimentare in mare aperto, contaminandosi con altre culture ed esperienze in seno al movimento.


Con ciò non voglio sorvolare sui limiti della forma partito, tema sul quale Bertinotti si è esercitato e sul quale tornerò, ma rimettere le cose in piedi.


Considero, infatti, una svolta politicista, un vero capovolgimento di linea, il discorso di Bertinotti alla prima assemblea di Sinistra Europea.


Ma come? Eravamo così in buona salute, noi e i movimenti, da tentare la strada impervia del governo e dopo un anno, quando si comincia a constatare una crisi, invece di prendere il toro per le corna, visto che la crisi era chiaramente provocata dalla delusione per le politiche del governo, sulla base di un banale cattivo risultato alle amministrative, si parla di rischio vitale per la sinistra, si abbandona nei fatti il progetto strategico di cui sopra, si propone un nuovo inizio, di andare oltre rifondazione e di fare tutto in fretta e furia?


Per parte mia rivendico ciò che scrissi nel giugno 2007, pubblicato anche qui sul blog.
http://ramonmantovani.wordpress.com/2007/06/


Ma vorrei aggiungere oggi, che le cose sono molto più chiare, che non aver affrontato per tempo il tema della permanenza al governo, a causa della cultura governista degli altri della Sinistra Arcobaleno, ha finito con il ridurre anche il progetto unitario, che da moltiplicatore annunciato di consensi (il 15% come minimo si proclamava!) si è trasformato in riduttore di voti e di consensi sociali.


Siccome penso che un partito sia soprattutto un progetto strategico collettivo, e non una semplice forma di organizzazione autoreferenziale, conseguentemente ritengo che solo in ragione di un profondo cambio di strategia si possa ritenere necessario andare oltre il partito stesso. Ed infatti Bertinotti questo ha proposto e propone anche in campagna elettorale.


Si dirà, contro l'evidenza dei fatti, che si vuole perseguire la stessa strategia, che nell'esercizio del "dire per sé cosa si tiene e cosa si lascia" rifondazione investirà il meglio di se stessa nel nuovo partito e vincerà una battaglia egemonica.


Vediamo cosa vuole tenere e cosa lasciare Bertinotti e soprattutto perché:


Cosa va abbandonato? La cultura organizzativa in cui abbiamo lasciato imprigionare questa innovazione. Il nostro rinnovamento culturale si è prodotto sul terreno delle culture politiche e non sul terreno delle forme di organizzazione della politica. Dobbiamo sperimentare forme di organizzazione che consentano una riconnessione sentimentale con il tuo popolo, sennò non ce la facciamo e l'organizzazione funziona come intercapedine e si ferma lì. Faccio un'autocritica rispetto al periodo della mia direzione di Rifondazione: rivendico il coraggio innovativo del congresso di Venezia, ma, curiosamente, visto che noi veniamo dalle culture critiche ed eretiche del movimento operaio e abbiamo assorbito la lezione del femminismo e della cultura di genere, c'è stato anche un errore politico. Parlo per me: ho pensato che si potesse fare l'innovazione politico-culturale solo pagando il prezzo di non toccare il paradigma organizzativo."


Argomenti interessanti, che però non condivido per niente.


Io non credo che antistalinismo, nonviolenza e l'ambigua formula "immersione nei movimenti" siano il nocciolo fondamentale dell'esperienza di Rifondazione Comunista da investire in un processo unitario. Non perché non siano effettivamente elementi innovativi. Bensì perché non sono dirimenti e possono essere messi al servizio di progetti strategici ben diversi fra loro. Una cosa è, infatti, avere un'analisi della globalizzazione che parla della necessità di mettere in discussione il concetto di potere (figuriamoci di governo) e di conquista del potere, e con esso la violenza intrinseca ai rapporti sociali e politici, proponendo la nonviolenza come forma più efficace e più alta di antagonismo.



Un'altra è predicare la nonviolenza quasi come elemento etico e fondante l'identità politico-culturale, con il quale leggere il potere e il mondo contemporaneo. Dico che è un'altra cosa perché, sebbene non incompatibile con un radicale antagonismo, non lo garantisce affatto. Non è un caso, infatti, che Bertinotti abbia avuto tanti riconoscimenti maliziosi su questo punto da molti che hanno visto nella "svolta nonviolenta" un abbandono dell'estremismo e del massimalismo (leggi dell'antagonismo e della radicalità) di Rifondazione. Non penso che Bertinotti sia colpevole di questo, eppure dovrebbe porsi il problema della lettura prevalente che si fa di questa cosa anche nell'ambito della Sinistra Arcobaleno.


Il concetto di "immersione nei movimenti", parimenti, è compatibile con qualsiasi linea o progetto politico. Chi volete che dica che bisogna starne fuori? Che bisogna ignorarli? Il problema è se sono essi il centro della politica, se sono dotati di progettualità propria, o se sono il classico sommovimento nel quale stare per indirizzarlo, per dirigerlo e possibilmente per conquistarne il consenso. Ho già detto che Bertinotti, su questo, usa una formula ambigua, ma come non vedere che la maggioranza della Sinistra Arcobaleno, compresi oramai diversi di Rifondazione, ripropongono la formula più classicamente novecentesca del rapporto fra politica e sociale, fra politica e movimenti?


Infine, lo stalinismo e l'antistalinismo.


Atteso che sugli "errori ed orrori" siamo d'accordo tutti, almeno spero, voglio dire alcune cose in modo provocatorio.


Chiedere a una platea, congressuale per esempio, di votare su una proposta generica e volutamente ambigua, riservando ad una ristretta cerchia oligarchica impegnata a darsi coltellate dietro le quinte, sulle liste elettorali per esempio, le vere decisioni, ha a che vedere con lo stalinismo o no? O è un male inevitabile della forma partito?


Il leadersimo, anche se è un prodotto di questi tempi e del sistema massmediologico, quando non è sottoposto a critica e non si tenta nemmeno di superarlo nel tempo, ha a che vedere con lo stalinismo o no? O è anch'esso un male prodotto necessariamente dalla forma partito?


Bertinotti avrebbe ragione ad autocriticarsi, avendo pensato di poter fare "l'innovazione solo pagando il prezzo di non toccare il paradigma organizzativo". Ma non è vero che le cose sono andate così. E' vero che il paradigma organizzativo, formalmente, non è stato toccato. Il problema è che è stato svuotato senza che fosse sostituito con uno più democratico o, almeno, migliore e più coerente con il progetto strategico che via via è stato costruito.


A un certo punto Bertinotti ha teorizzato che bisognasse implementare l'informalità nella discussione e nei processi decisionali. Ricorderà che mi sono opposto, senza successo, a questa sua idea. Il risultato è stato un incremento del leaderismo, un clima di conformismo crescente, e la crisi di credibilità e soprattutto di autorevolezza degli organismi preposti, nel paradigma, a prendere decisioni e ad assumersi responsabilità.


Ora, cosa può spingere un segretario di un partito a pensare che si possa cambiare linea, strategia e cultura politica di un partito "solo" senza riformare l'organizzazione? Sarò esagerato, forse, ma l'unica risposta plausibile mi sembra: perché pensa che il partito è irriformabile!


Tutto l'assunto di Bertinotti sul rapporto innovazione politico-culturale e partito è da rovesciare.
La rilevanza dell'innovazione nel campo della libera ricerca è una cosa, ma in politica le analisi, le svolte, e le stesse idee che Bertinotti ha avuto l'indiscutibile merito, anche se non esclusivo, di produrre, fuori del partito organizzato sarebbero rimaste inerti e non avrebbero avuto alcuna rilevanza. Sarebbero rimaste articoli su qualche rivista o forse non sarebbero nemmeno nate.



Sarebbero, cioè, rimaste testimoniali. L'organizzazione non è una "intercapedine", è lo strumento per agire ed anche per decidere. La connessione fra una politica (perfino un leader) e il popolo non è mai impedita o intralciata dall'organizzazione di partito. Casomai è resa tendenzialmente stabile e non esposta ai rovesci che può subire o, peggio, agli errori personali del leader.


Per questo, invece della comoda informalità, sarebbe stato meglio dedicarsi ad un lavoro paziente per mettere mano alle degenerazioni dell'organizzazione, ai personalismi e ai carrierismi, alla sbagliata divisione del lavoro, al carattere monosessuato della stessa organizzazione e così via.
E' profondamente ingeneroso verso decine di migliaia di militanti pensare che non siano stati capaci di riformare la propria casa a causa dell'errore del capo, che non si era posto il problema e che oggi si autocritica.


Io penso che i problemi evidenti, connessi alla crisi ed alla irripetibilità dei modelli dei partiti di massa o di avanguardia del novecento, stiano tutti di fronte a noi. Rimarranno e si aggraveranno se si darà vita ad una forza politica leaderista ed incerta su questioni come il governo, sia che abbia una forma federata o unificata.


Credo che Rifondazione Comunista, con tutti i suoi limiti e difetti, non debba perdere se stessa perché è il luogo, lo spazio politico, migliore per procedere anche ad una profonda riforma dell'organizzazione politica, da mettere a disposizione in qualsiasi processo unitario che ne rispetti l'identità e l'autonomia.


Fuente: Bellaciao.Org/ Prensa Popular Comunistas Miranda



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BERTINOTTI NON SARÁ IL SEPOLTORERO

Bertinotti, dalla Rifondazione Comunista a quella socialista!

di Leonardo Masella


Fausto Bertinotti e Gennaro Migliore rompono la moratoria del dibattito interno al Prc decisa per non danneggiare la campagna elettorale e affermano pubblicamente le loro posizioni, con dichiarazioni molto pesanti e gravi sia per il danno alla campagna elettorale che per il destino del Prc e del comunismo italiano.


Bertinotti due giorni fa dichiara che "la questione di una forza socialista in Italia è un problema aperto, in questa campagna elettorale non ha una risposta soddisfacente… se la Sinistra Arcobaleno avrà successo dovrà aprire un discorso con i socialisti e la storia socialista".


Poiché la dichiarazione è ancora un po' ambigua, ci pensa Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera del Prc e yes-man dell'ex-presidente della Camera, a chiarire. Ieri candidamente e schiettamente annuncia che "La Sinistra – L'Arcobaleno" deve diventare un partito unico e che questo partito si potrebbe fare anche con lo Sdi di Boselli (e Craxi e De Michelis).


C'è da ringraziare Bertinotti e Migliore, perché chiariscono finalmente (sia pure in campagna elettorale e quindi danneggiando l'esito del voto) qual è il loro progetto strategico che avevano finora tenuto più o meno nascosto: quello di costruire una forza socialista e riformista, compatibile con il sistema. Per questo hanno distrutto il Prc, con un processo di demolizione sistematica e scientifica di tutta la cultura politica comunista e antagonista, che si conclude con l'omologazione governista degli ultimi due anni, che ha dato il colpo finale.


Dalla Rifondazione Comunista alla Rifondazione Socialista, appunto, come da tempo andiamo dicendo.


A questo punto chiediamo a tutti gli iscritti del Prc e alle altre aree critiche: perché se Bertinotti può affermare tranquillamente che "la questione di una forza socialista in Italia è un problema aperto, in questa campagna elettorale non ha una risposta soddisfacente" e Migliore invita addirittura Boselli in un nuovo futuro partito socialista, noi non possiamo dire, contemporaneamente alla difesa e al rilancio del Prc e della rifondazione comunista, che se c'è una questione aperta in Italia questa è la questione di una forza comunista, come si vede proprio da questa campagna elettorale ?


Non si può più andare avanti così.



Dopo le elezioni, bisogna fare immediatamente il congresso interrotto e rinviato, dando finalmente la parola agli iscritti. Non si può più rinviare il chiarimento definitivo su queste due opzioni fondamentali:



1.-Se si vuole fare un partito socialista e riformista o,



2.-Se si vuole fare un partito comunista e antagonista al capitalismo.



Fuente:Bellaciao.Org/ Prensa Popular Comunistas Miranda

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ORGANIZACIÓN COMUNISTAS MIRANDA CENTRO INVITA A MILITANCIA Y AMIGOS A LOS ACTOS DEL 80 ANIVERSARIO

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La Organización Intermunicipal Miranda Centro del Partido Comunista de Venezuela invita a nuestra militancia, afiliados, amigos y simpatizantes a los Actos de Celebración del 80 Aniversario de nuestro Glorioso Partido Comunista de Venezuela, a realizarse según datos ubicados en la Gráfica. Los esperamos para nuestra celebración, con espíritu y combatividad comunista, revolucionario y patriótico!!! Asiste!!

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